SUPERFICI INSTABILI

C’è un’immagine di me bambina che ritorna spesso alla mente: io, seduta alla scrivania, mentre leggo quelle prime nozioni di geologia che la maestra faceva imparare quasi a memoria. La tettonica a zolle, la creazione dei continenti, la formazione dei vulcani... con un piccolo sforzo potrei ricordare le parole esatte. Avevo solo dieci anni ma quella materia mi appassionava già: mi affascinava l’idea di qualcosa che dal centro della terra potesse venire in superficie, portare devastazione e paura ma anche forme nuove e bizzarri paesaggi. 

Il primo vulcano che ho visto è stato l’Etna: da allora l’amore per quello scenario mi è rimasto dentro e si è manifestato con forza a Lanzarote. Ricordo come fosse ieri il primo trasferimento dall’aeroporto al borgo di Famara: distese di lava e cenere nera, il profilo di decine di vulcani, nessun albero. Un paesaggio completamente diverso da quello a cui siamo abituati in Italia. Pochi minuti ed ero già innamorata dell’isola.

Qui percepisco un’energia strana, che sfasa i miei soliti ritmi: mi piace credere che la causa siano gli innumerevoli crateri, che aprono un filo diretto tra la superficie terrestre e quello strato in cui la crosta del pianeta diventa magma. Ho perso il conto di quante volte ci sono tornata negli ultimi quattro anni, forse una decina: sono incantata da queste distese di nulla, dalle coste dalle forme improbabili, dai luoghi così inospitali per l’uomo ma per me così attraenti da sentire il bisogno di fotografarli. 

Mi colpisce il pensiero che questo paesaggio, come lo vedo e fotografo ora, all'improvviso potrebbe cambiare non per un intervento umano ma per l’esplosione di un vulcano. La cosa è spaventosa e piena di fascino allo stesso tempo.


ENGLISH VERSION

There is a picture of myself as a child that often comes to my mind: it's me on my desk, reading the very first rudiments of geology that the teacher wanted us to memorize perfectly. Plate tectonics, continental drift, volcanoes... I can remember the precise words if I concentrate just a little. I was only 10 years old, but I already loved that subject: the idea of something emerging from the center of the earth to its surface, bringing destruction and fear, but also new forms and strange landscapes, was fascinating.

The fist volcano I have ever seen is the Mount Etna in Sicily: I fell in love with that kind of scenario and I am still loving it when, for example, I fly to Lanzarote. I remember the first time I went there: the transfer from the airport to the little village of Famara is a winding road through a land of grey lava and black ash. I could only see the outline of volcanoes, no trees, nothing else: something completely different from the Italian landscape I was used to. I re-fell in love with it.

Here I feel a strange energy that distorts my usual rhythm. I want to believe that the volcanoes destabilize me because they open a direct line that runs from the magma to the surface. I can't tell how many times I came here, in this expanse of nothing, enchanted by odd forms and discouraging lands... I need to portray them with my camera.

Eventually I know that this landscape, as I see it in my pictures, could change forever for the sudden eruption of a volcano. This is scaring and fascinating at once.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mostra allestita a Lanzarote, durante Veintinueve Trece, Encuentro de Fotografia, 2020. 

 

Exhibition in Lanzarote, during Veintinueve Trece, Encuentro de Fotografia, 2020.