De RERUm Natura - A/R Residenza in Umbria

 

Tutti conoscono l'Umbria per i numerosi santi cristiani che qui sono nati o hanno vissuto la loro vita spirituale. In opposizione a questa diffusa storia ecclesiastica (o forse proprio grazia ad essa), ho scoperto che in questa regione vi è una grande proliferazione di miti, storie e leggende, tra il sacro e profano.

Le leggende sono spesso racconti e invenzioni che la mente umana crea per spiegare, in modo molto romantico e ingenuo, eventi naturali che in realtà sarebbero del tutto spiegabili con la scienza.

In Umbria la presenza della natura è molto forte, sia come paesaggio selvaggio sia per le forze naturali che spesso si scatenano nelle forme più varie, come ad esempio i frequenti terremoti.

Immagino la difficoltà del popolo umbro, fin dalle sue antiche origini, a spiegare questi forti eventi naturali che si accaniscono da sempre su questo territorio. La creazione di miti e leggende è stato un modo per riuscire a sopravvivere e per accettare di buon grado la convivenza con questi, a volte terribili, fenomeni. Del resto la grande presenza della religione in questa regione non è altro che un'evoluzione dello stesso bisogno di avere un conforto contro le avversità della vita e della natura.

Di tutte le fantastiche storie che riguardano l'Umbria ho deciso di focalizzarmi su tre miti che hanno come protagoniste delle figure femminili: la storia della Sibilla Appenninica e delle sue fate, che popolano i Monti Sibillini, la storia della ninfa Agilla e del principe Trasimeno, e quella della ninfa Nera con il pastore Velino.

 

Questo lavoro è frutto della mia ricerca durante la Residenza fotografica A/R a cura di Incontri di Fotografia, in collaborazione con Agriturismo Podere la Fornace di Assisi.

 

Sibilla

Secondo la leggenda popolare, la Sibilla è una maga, incantatrice e indovina; regina di un mondo sotterraneo paradisiaco al quale si accede attraverso la grotta che si apre sulle pareti dei Monti Sibillini, nascosta da una flora selvaggia. In passato, i più coraggiosi, che desideravano conoscere il proprio futuro, si incamminavano per ripidi e tortuosi sentieri, proprio per giungere al cospetto di questa maga, la quale è stata sempre avvolta da un velo di mistero.

Ella vive nella grotta circondata dalle sue ancelle, ovvero fate dai piedi caprini che escono dalla grotta per ballare il saltarello con i pastori.

Le fate escono prevalentemente di notte, ma devono ritirarsi in montagna prima del sorgere delle luci dell'aurora, per non essere escluse dall'appartenere al regno incantato della Sibilla. Si racconta che in una notte, durante la quale si erano attardate nei balli, le fate furono sorprese dall'alba e costrette ad una precipitosa fuga verso la grotta: a questo evento la leggenda fa risalire la formazione della Strada delle Fate, una faglia che attraversa orizzontalmente la costa del monte Vettore intorno a quota duemila metri.

Ninfa Agilla e principe Trasimeno

Si racconta che la ninfa Agilla avesse dimora nell’Isola Polvese, al centro di un lago sulle cui sponde si trovava spesso a caccia il principe Trasimeno, figlio del Dio Etrusco Tirreno.

Quest’ultimo, attirato dal canto melodioso della ninfa arrivò alla sua dimora e vedendola rimase colpito dalla sua bellezza. Si presentò a lei timidamente, fingendo di essere un pescatore la cui barca s’era ribaltata nei pressi dell’isola e lei ne fu subito profondamente innamorata. Dopo lunghe chiacchiere, Trasimeno le confessò chi fosse veramente e le chiese di sposarlo. Convolarono a nozze molto presto.

Nei giorni che seguirono i due amanti vissero ore felici e giorni sereni. Un giorno Trasimeno decise di fare un bagno ed Agilla rimase sulla riva a guardarlo; ma quando lui arrivò all’acqua più alta si inabissò e non tornò più in superficie. La sposa disperata cominciò un’estenuante ricerca del proprio amato, scandagliando in lungo ed in largo ogni centimetro di quel lago, ispezionando barche ed abitazioni fino allo stremo delle forze senza risultati, poi, debole poiché durante la ricerca aveva dimenticato di nutrirsi, si accasciò in una barca e morì.

Si dice quando il vento increspa la superficie del lago Trasimeno (che prese il nome dal principe) e soffia tra i rami degli alberi sulle sue sponde, si possa sentire il lamento straziante della Ninfa Agilla, che ancora cerca il bellissimo figlio di Tirreno e che quando le onde più forti rovesciano le barche, sia perché pensa di averlo finalmente trovato dopo secoli di instancabili ricerche.

Ninfa Nera e pastore Velino

La Storia narra di un amore impossibile tra una ninfa di nome Nera e un giovane pastore di nome Velino. Giunone, saputo del loro amore, si infuriò in quanto era proibito qualsiasi rapporto tra gli uomini e gli dei. Trascinò la ninfa Nera sul monte Vettore e la trasformò in un fiume, che porta ancora il suo nome. Velino non trovando più la sua amata ne chiese le sorti ad una Sibilla ed ella gli narrò l’accaduto.

Velino in preda al dolore si getto dalla rupe delle Marmore e Giove, avendo pietà di lui e per evitargli morte certa, durante il volo lo trasformò in acqua, così da salvarsi e ricongiungersi con Nera per l’eternità.

Le Cascate delle Marmore secondo la leggenda non sono altro che l'eterno abbraccio d'amore tra la ninfa Nera e il pastore Velino.